Luigi Cimino – Poesie

Presentazione

Leggendo questa nuova opera poetica dell’avv. Luigi Cimino, non posso anzitutto che confermare con piacere ed ammirazione, quanto già scrissi nella recensione del suo libro “L’Affronto” (1989). Nella sua poesia coesistono il paesaggio e l’intimo, le montagne del Matese e il suo animo appassionato, il terreno e la Lucania, la descrizione di vita popolare e la riflessione di chi sa di aver dato il proprio contributo alla società, e intanto vibra nell’animo dell’universo “percosso da mani eterne”.

Visione pittorica, calmante, fra le altre composizioni, è “Piedimonte Matese”, nei suoi aspetti cangianti e confluenti, in una metrica moderna. La professione di avvocato gli ha ispirato il sonetto “Vera Giustizia”, nel quale i casi della vita fuoriescono da quel complesso di sentimenti, propri del cuore, e diventano esami e giudizi di parte. È una forma tipica di svolgimento in questo poeta del Matese. Tanto ho creduto di approfondire nelle sue poesie.

Piedimonte Matese, 25 Novembre 1995
Prof. Dante B. Marrocco


Prefazione

Quando pubblicai, nel lontano 1989, “L’affronto”, molte furono le manifestazioni di partecipazione affettuosa alla mia pubblicazione. Ebbi in particolare la stima dell’allora Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati e Procuratori di S. Maria C. V., Avv. Alfonso Martucci, che in una bellissima lettera del 23.12.1989, tra l’altro scriveva:

“L’affronto esprime una sensibilità culturale ed umana che vi fa onore e che, per la verità, inorgoglisce anche noi, quali Vostri colleghi. Ho sempre sostenuto che l’anima dell’Avvocato, quello nobile e generoso, è sempre tesa verso il Bello e verso il Buono e Voi, caro Cimino, con il vostro lavoro letterario certamente lo confermate”. Aggiungeva: “…rappresenta certo un’aspirazione elevata dell’animo umano che si racchiude anche nella esperienza sofferta della toga. Consentitemi, infine, di attestarvi che specie la parte seconda, quella in versi, ha costituito per me un autentico godimento spirituale perché mi ha fatto evocare certe ‘pure atmosfere montane’ care al mio ricordo!”.

L’Arcivescovo Mons. Vito Roberti da Matera mi scriveva il 3.2.1990 una lettera di attestazione di stima nella quale tra l’altro asseriva: “Ho letto con vivo interesse la pubblicazione ed ho ammirato lo stile e il contenuto di poesia, di amore al natio loco, di sentimento, di amore umano, linfa profonda della vita e di cultura del vernacolo locale. Mi compiaccio vivamente e mi rallegro”. Il giornalista e collega, avv. Alberto Zaza D’Aulisio, in un articolo apparso a sua firma sul “Giornale di Napoli” scriveva tra l’altro: “Si tratta di una intelligente silloge, frutto di una paziente ricerca … Ne nasce un’antologia svelta, nello stesso tempo, densa di messaggi, di riflessioni, di lirismo e di impegno storico-culturale”. Il prof. Dante Marrocco, Presidente dell’Associazione Storica del Medio Volturno con sede a Piedimonte Matese tra l’altro, in una sua recensione del libro scriveva: “È lo scrittore impareggiabile di ‘La nostra terra’, ma in ‘L’affronto’ egli non fa storia ma fantasia, non fotografia ma pittura, non guarda ma medita, più che ritrarre sogna”.

Tali manifestazioni di stima, unite a tante altre di amici, persone di cultura e semplici cittadini amanti dell’arte e della poesia, mi hanno indotto a dare alle stampe alcune poesie, qualcuna delle quali era già in “L’affronto”, ma qui pubblicate in modo sistematico per dare al lettore la possibilità di gustarle e di scoprire con me l’intimo sentire dell’uomo. La poesia è sentirsi in sintonia con sé stesso e con il mondo che ci circonda, cercando di vibrare e far vibrare l’animo in un ambiente psicologico ed ideale pulsante di sensazioni, sentimenti veri ed immaginari, per rendere meno uggiosa l’esistenza.

È un modo come tanti altri per tentare di capire profondamente gli esseri, a cominciare da noi stessi. È la sensazione più bella che l’uomo può avere, come quando osserva un fiore, il cielo stellato, l’eterno fiorire delle cose, che ci dà la coscienza (chissà che poi non sia certezza) che al di là della mutevole apparenza non vi sia una realtà fantasiosa e forse anche effettiva del Bello, del Buono e del Vero. È con questo animo che licenzio alla stampa le mie poesie, sperando che possano essere, per me e per chi le leggerà, una delle tante cose belle che ci offre la vita.

Piedimonte Matese, 11 novembre 1995
Luigi Cimino


Valle Agricola, Valle

Svettano solenne la torre nel limpido ciel,
simbol d’un mondo glorioso, passato, che fu.
Lieve si adagiano le case all’ombra fedel,
semplici, care al mio cuore, piccine così.
Valle Agrile, Valle

O mio dolce tesor
o paesino d’incanto,
sol te ama il mio cuor.
Ti ricordo o paesello,
solitario lassù,
tra i tuoi monti tranquillo
con la pace e l’amor.

Io ti rivedo più bello al chiarore lunar,
quando ti fanno da gemme le stelle, e il mio cuor
o paesello lontano non posso frenar,
mentre la fiamma d’amore mi brucia e mai muor.


Alla Prece

“Prece” ti noma il pastorel natio
di questi monti, cari al core mio;
“Prece” ti noma che chinato al rio
sete disseta e al cor da un dolce oblio.

Lungi da qui tu lotti e tu cammini
o acqua che canticchi il tuo tinnio,
frangi le rocce, che non curi, e … via
a dissetar color che tu ravvivi.

Il tuo dolce zampillo in sé racchiude
Il più dolce tesor della mia vita,
lo so, ché sento il cor che me lo dice,
in te canta l’amor, canta in te Dio.


Emigrante

Quale la rondinella ritorna al nido,
torna al bel cielo della terra avita,
tale ritorna a casa il valligiano
che per il pane se ne andò lontano.

Valle Agricola, anno 1966

Vola, stornello mio

Questa sera,
nel silenzio delle cose,
la mia voce
si accompagna alle mie note.

È la voce
che sentono le cose,
è la voce
della vita e dell’amore.

Vola stornello mio,
va dentro al cuore
dell’uomo che vive,
di quello che muore.

Porta ad ognuno
con la tua parola
il dono della vita
che si rinnova.

Senti ancora nel silenzio delle cose,
nostalgico
il ricordo del passato.
Ma volgiti,
lontan nell’infinito,
scoprirai,
scoprirai che c’è la vita.

Roma, 16.02.1968


Vergin Santa

Dalla terra comune d’esiglio
Dalla Valle che oggi t’implora
Delle valli il giglio e il candore
S’alza un canto che ascende ai tuoi pié.

Vergin Santa, deh! guarda i tuoi figli
Li difenda, li aiuta e consola.
Deh, tu ad essi che oggi ti imploran
Dona ancora la pace e l’amor.

Di te parlan le stelle e l’aurora
Per te vari fioriscon i fiori
Te sospirano i deboli cuori.
Te, la speme, la gioia e l’amor.

Anno 1968 – Benevento


La Partita

Già al centro attacco
le squadre pronte,
mentre le trombe
stanno a squillar.

I cuori in ansia
il pallon gonfio,
al segno pronti
vogliam scattar.

Noi siamo i forti, i baldi, laralalà
Siamo gli araldi del foot-ball.
E ad un sol cenno e ad un sol motto
Vogliamo il mondo conquistar.

Benevento, anno 1968


A Potenza

Alle colline avvinta,
città vetusta,
spazi solitaria
tra le montagne brulle,
cara a noi tutti.

Una sera d’estate
ti conobbi:
racchiuso avevi
tra le case ardite
il don della mia vita.

E via Pretoria vidi
e Montreale,
piazza Sedile
che, col centro antico,
è fulcro di tua vita.

Tra i borghi e le città
che io conosco
tu sei più cara:
l’amore mio tu hai
terra lucana!

Potenza, anno 1970


La Valligiana

Quando la valligiana va sui monti a pascolar
con le sue trecce d’oro fa il pastore innamorar,
porta la gioventù, l’amor, la gioia nel suo cuor,
porta con sé della sua Valle il bel candor.

Solo per te sento il mio cuore palpitar,
forse sarà perché mi fai innamorar.
Mi specchio nei begli occhi del tuo amor
e ancor la gioia fuga il dio dolor.

“In questa dolce, erbosa Valle dell’amor
non c’è tristezza, ma soltanto gioia in cuor.
Cantiam l’amor che tutto avvince nel suo nastro d’or,
cantiam l’amor che mai si perde e che mai muor”.

Valle Agricola, anno 1973


‘A voce d’o mare

‘Na sera ‘e maggio, proprie lung’o mare,
tenenneme pe’ mane c’a guagliona,,
‘o mare, chella vota, calme e chiare,
dicette press’a poche stti parole:

“I’ songh’ immense, forte, capricciuse,
e si nun fusse pe’ sta bella luna
ca me fa doce, care, appassiunate,
saria infelice, certe cundannate.

I’ te vurria cuntà comme sò triste
Quante so sule o quante so agitate,
ma basta ca me plache, è ‘a debolezza?
c’a luna se distenne e m’accarezza.

Simme nu poche comm’a terra e ‘o sole,
ma sumigliamme ‘e cchiù, pense, a vvuje dduje”

Napoli, anno 1976


A Wanda

La vita, è proprio vero, è un’avventura,
è una matassa dall’intreccio ardito,
ma a ben vedere la dipanatura
riserva pur il verso a noi gradito.

Il conoscere te, Wanda, d’incanto,
ha dato un senso nuovo alla mia vita,
è come se ti avessi atteso tanto,
dopo che in cor da sempre sei esistita.

Wanda tu sei per me l’acqua e l’arsura
il fior del campo e la violetta umile,
tu sei la gioia e l’aura dell’altura,
sei bella, Amor, d’aspetto signorile,
vivace hai il cor, fatto su misura
di chi t’invia questo sonetto a stile.

Valle Agricola 3/12/76


Al “Roseto” (ossia a don Nicola)

Vi giunsi in piena calura,
costretto da fame ed arsura.
Si chiama “Roseto” il ristoro
creato dal buon don Nicola.

Rinfranchi le membra e il palato,
lì, sotto il gazebo fiorito,
d’intorno v’è il verde curato,
più in là la pineta e la Baia.

E qui si fermò don Nicola
un giorno di un anno lontano
e rese il terreno già aprico
ricco dell’arte del verde.

Creò di fiori e di piante,
un degno gioioso contorno.
Ma al centro vi mise la “pizza”
di Napoli dolce ricordo.

La mangi, la gusti e vi trovi
il sapore di mare e di aromi.
Ma domina e fa da signore
il garbo gentile di lui.

Baia Domizia, 27.08.86


Sognando

Ti guardo
e mi sfuggi.
Evanescente
come un sogno,
ti abbarbichi.

Scruto
nei miei ricordi,
ma non ti rinvengo.
Eppure …
palpiti in me.

Tremante
ti accosti.
Mi baci,
dolcemente
mi prendi.

Sei vera ora,
più bella
che mai.
Ti voglio,
Mi piaci,
Ti amo.

Il cosmo
sorride
felice.
Festeggia
due cuori
che s’amano.

Piedimonte Matese 16.03.1987


L’uccello in gabbia

Canta l’augel in gabbia
proteso verso il cielo
cerca evasione invano
svolazza e si dimena.

Il garrulo raggiunge
qualche compagno fuori,
quegli richiama ancora,
questi risponde a tono.

Il cinguettìo risuona,
entrambi li accomuna,
hanno nel cuor
ognuno desìo di libertà.

La vita intorno scorre
ignava del desìo,
sembra che tutto sia
normale e natural.

Solo gli augelli infine
conoscono il destino
che a lor riserva ormai
sol di poter cantar.

Piedimonte Matese, 08.07.1989


Dormi, o mare

Respiri calmo,
o mare,
nella mattina serena.
Culli
l’ultimo sonno
al ritmo delle tue onde.

Lontano ti solcano
innocue
barche silenti,
desiose soltanto
di non turbare
il tuo sonno.

Adagi
le tue membra
lasse,
nell’incavo dolce
della spiaggia
sinuosa.
Riposi e ti copre
l’azzurra coltre
del cielo.

Gaeta
protegge
il tuo sonno,
con Ischia lontana
la Baia
ti giace.

Baia Domizia, 30.08.1989


A Maria Cristina Di Lorenzo

Accurrite …!
Venite …!
A Alvignano,
è arrivata Maria
a’ mericana!

Eny, Genoveffa
e Nicolina,
cuoche supraffine,
na’ tavola ‘mbandita
hanne apparecchiata,
cu coluri,
e sciuri e
sciuriate.

E Maria
e zia Nina,
cu tutt’a figliulata,
a niputate
e a cuginate,
hannu magnate
e se so’ cunsolate.

E Raffaele,
c’a’ sangrìa
ha brindate
a Maria.
Accurrite …!
Venite …!
A Alvignano,
è arrivata
Maria
a’ mericana.

Alvignano, 24.12.89


L’Inverno

Cade la neve:
Tutto cambia
e lascia
la monotonia
del silenzio.

Pare che tutto
si addormenti con essa.
Ma sotto cova
il calor delle cose,
e l’uomo sogna
il tepor di primavera.

Piedimonte Matese anno 1992


All’Educato

Il sogno alfin
è realtà bramata,
ma lascia pur
la nostalgia degli anni,
del laborioso affanno,
de la profusa scienza
a le giovani menti
con la vita che cresce,
matura e incarna
i precetti dell’educator.

E tu vivi di lor,
felice in cor
d’aver creato ognor
il cittadino ancor.

Piedimonte Matese anno 1990


L’uomo non è mai solo

Tu dici:
Non ho nessuno.
Ma non è vero.

Tu hai
la tua anima,
il pensiero,
la fantasia,
il mondo.

Tu vibri
percosso
da mani eterne.

Piedimonte Matese, anno 1992


Goccia di miele

Tu, raggio di sole,
ravvivi
il mio freddo
inverno,
sciogli
l’ultima neve
del mio cuore
e risvegli
i desideri
assopiti
da tempo.

Tu, fiore solingo,
esplodi,
primavera incredibile,
e m’invadi
coi tuoi palpiti
vitali
ed ansiosi;
mi inondi,
avvolgendomi
nei tuoi colori
multiformi.

Tu, vita mia,
raggiungi,
penetrando
il mio corpo,
e, mai paga,
l’appaghi
col tuo
pulsare
fremente.

Tu, goccia di miele,
centellinando
ti offri.
Gusto
nettare
di simposio
divino
che rinnova
l’ardente
desio.

Piedimonte Matese 12.09.93


A Piedimonte Matese

Corona di monti,
Matese,
ti abbraccia
il mio sguardo.
Ai piedi,
più pugni di case:
PIEDIMONTE.

San Giovanni:
la chiesa
ed il borgo
più in alto.
Digradan
le case
le chiese
le vie
ed i larghi.
Lo Scorpeto
nasconde
il suo borgo.
Ma svetta
solinga
la chiesa,
che reca
odor
di spiganardo.

Tra i vicoli
antichi
riscopri
il sapore
dei secoli andati.
Respiri
profumi
di fiori.
Giardini
terrazze
e case dirute
tu incontri.

Un gatto
che fusa,
un cane
che abbaia,
un gruppo
di bimbi
ed una fontana malata
che l’acqua
disperde
sull’acciottolato
fatato.

La roccia
s’allarga.
Le case
s’aggrappan
seguendo
il Torano
coperto.
E tu
più non senti
il gorgoglio
vitale.
Ma scolta
immutata
rimane
la Valle
d’Inferno.

Il nuovo
slegato
s’estende
più giù
verso il piano.
Lo frena
l’antico
legame
di Maretto
e Torano.

Piedimonte Matese, 13.05.1993


Alla Madonna della Montagna

O Madonnina delle mie montagne,
Tu che dall’alto domini la Valle,
proteggi il bimbo che ti porta un fiore,
il passegger che giace con gli armenti
e tutti i figli tuoi lontan e presenti.

La tua immagine dolce e fiduciosa,
anche se posta nella nuda pietra,
dona coraggio e aiuto a chi t’invoca
e prega e affida a Te ogni suo affanno.
Tu vigili su tutti, o Mamma buona,
e, premurosa, tutti li soccorri.

Nel verde bosco delle mie montagne,
circondata da faggi rigogliosi,
ti posero “Patrona della Valle”.
E Tu, piccola Mamma benedetta, dispensi grazie.
sei dolce punto di riferimento
alla vita che nasce, cresce e muore.

Valle Agricola, 17.08.94


Voglia d’amore

Due ali di verde
abbracciavano
l’acqua del Lete che,
ignava, scorreva
giù verso la valle.

Due corpi superbi,
avvinti l’un l’altro,
erano immersi
nello scrosciare delle onde.

Dall’altro del ponte
arcuato ed antico
i cuori dei due
battevano palpiti umani.

E l’acqua del Lete
scorreva
mentre negli occhi
il vivido senso d’amore
cresceva più forte.

Sognavano entrambi
di cogliere l’attimo
come il fiume voglioso
che scorre e s’insegue.

Dall’alto del ponte
arcuato ed antico
i cuori dei due
battevano palpiti umani.

Valle Agricola, anno 1995


Era Giustizia

Giustizia è una parola assai preziosa,
incisa nel profondo d’ogni cuore.
Quando colpisce te t’appare odiosa,
Giusta quand’è applicata in tuo favore.

Per la Giustizia fremon gli innocenti,
Giustizia voglion i perseguitati,
Giustizia chiedon pur i prepotenti,
Giustizia acclaman tutti i condannati.

Dare Giustizia alfin è complicato:
occorre ripartir torto e ragione
cum grano salis, senz’essere già orientato
a dar torto a chi chiede ragione
contro l’altro che suo diritto oppone:
Così Vera Giustizia a ognun s’impone.

Valle Agricola, 16.06.1995


Novella Nausica

Sirena ammaliante
fuoriesci dal golfo
e … dai monti
ti guardo,
Novella Nausica.

Ti muovi … e tu danzi,
respiri … e tu vivi,
sorridi … e ti doni,
mi guardi … e sei mia.

Ti sento pulsare
frenetica e dolce …
vitale profluvio
ti mostri …

Anno 1995


Viso nel vento

Ho ammirato l’armonia di un viso
che si stagliava nel cielo
di un pianoro sconfinato,
immerso nell’infinito.

Lo baciava un sole tiepido
e lo accarezzava un leggero fruscio di vento
che faceva stormire le foglie
e le alzava appena i capelli.

Mi unii al sole ed al vento
e i miei occhi abbracciarono i suoi
in un amplesso
pregno d’amore.

Piedimonte, anno 1995


Il Caminetto

Ci metti del tempo
prima di accenderti,
scoppietti e ti spegni
ma poi ti riprendi
smanioso
di dar la tua fiamma.

A volte t’attardi
quasi a fare dispetto,
ma poi ti decidi,
in ritardo,
a servire chi ti
sta di rimpetto.

Ma quando la fiamma
avvolge
ogni pezzo di legna,
allora dai il meglio
di te
a chi ti circonda.

Ritempri ogni cosa,
e crei quel dolce tepore
che l’uomo rinfranca;
cominci a occhieggiare,
e sfavilli
col sibilo che t’accompagna.

La legna che arde
è il tuo carburante,
tu domini tutto
e non t’accorgi
neppure di un pezzo
di legno che piange.

Raccogli i pensieri
degli uomini soli,
fai lor compagnia.
Talvolta tu dici:
“Ti sono vicino,
niente malinconia”.

Piedimonte Matese 20.11.95


Argomenti

Contenuti correlati

Poesie di Mario Nassa

1989 Acquannu u gèlu l’òrtule cuprìva, comm’ a mó jèla e gli uortuli cumòglia, e tu t’aizàvi...