Presso il castello normanno sulla collina, sorgeva il piccolo borgo Sant’Angelo vecchio. L’accresciuta popolazione, già nel ‘400 era scesa ad abitare nelle due fiancate della collina, a mezza altezza, dando origine a Sant’Angelo e a Raviscanina. Ma quando è nato il toponimo sacro?
Studiando la località, si vede il triplice spostamento del toponimo dalla grotta (dedicata al «sant’angelo»), al castello abitato sulla collina, al paese attuale, nell’aperta valle, a mezza altezza (m 367), per secoli con la specificazione «di Raviscanina», dal 22 Luglio 1862 «d’Alife».
Le origini e lo sviluppo
Nelle Rationes decimarum (Campania 143 e 151), il clero di Sant’Angelo è presente, e paga una decima di 15 tarì pro beneficiis suis; nel 1325 l’arciprete e il clero del castello castrum sancti Angeli, pagano 17 tarì e 10 grani. Questo indica che la popolazione non si era ancora mossa dal vecchio abitato, o almeno non si era spostata interamente.
Nel ‘400 si vede la situazione di trapasso: la popolazione è discesa nei due paesi derivati, ma le istituzioni rimangono ancora per poco sul vecchio borgo. Un’ordinanza del 1416, contestata da Trutta, dice:
«Clerus santi Angeli et Rupiscaninae cum eorum presbyteris et parochis sanchti Nicoli, sanctae Mariae vallis, sanctae Crucis et sancti Bartholomaei, sub eorum matrici ecclesia sanctae Luciae, juxta ordinem antianitatis conscendant[…]»
Se dunque devono conscendere, risalire insieme per le processioni, è chiaro che già abitavano in basso. La rottura di quest’ultimo legame ecclesiastico fra i due paesi, fu probabilmente causta dalla distruzione del castello e del borgo nel 1437.
La chiesa madre è intitolata S. Maria della Valle: l’allusione alla località era necessaria per distinguerla dalla precedente chiesa sul castello. Deve perciò risalire all’ultimo Trecento, ma nelle spaziose forme attuali, fu interamente rifatta nel ‘700. La lapide posta a ricordo, è riportata quando si parla del vescovo Isabelli (n. 49).Molto curata dall’arciprete F. Mazzarella, che fu anche rettore del seminario e protonotario apostolico, ha avuto dall’attuale arciprete L. Vaccaro, anche vicario e delegato per la diocesi, un nuovo ed elegante pavimento.
San Nicola: Non è facile risalire all’origine; prima si trovava a Oriente dell’attuale villa Saviano[1]. Fu costruita nel posto attuale l’anno 1800. Manca di fonte battesimale, e i nati vengono battezzati nella chiesa madre.
Annuziata: Era un’antica cappella dei Celestini; nel 1721 fu ricostruita nelle forme attuali a tre navate, e con campanile; nel 1857 ebbe una decorosa facciata[2]. Il 26 Febbraio 1833, Papa Gregorio XVI fondava in essa la Recettizia del clero di Sant’Angelo. I primi partecipanti furono tredici, e ad essi dette quale insegna la mozzetta violacea simile a quella di S. Giovanni Maggiore di Napoli[3]. Nel 1867 i beni furono incamerati, e la diminuzione del clero portò all’estinzione. Fra le chiese ricordiamo: S. Maria della Porta, più esattamente Porta Paradisi, eretta dal Domenico Ettòreo nel 1516 che è stata per secoli di patronato dei Girardi. La lapide mùtila dice:
ANGELUS SARRUS OLIVETANUS / OPT… ALIFANUS ANTISTES / HANC AEDEM A D.NO DOMINICO HECTOREO / E SOLO ERECTAM DICATAMQUE / DIVAE MARIAE PORTA PARADISI / EIDEMQUE POSTERISQUE SUIS / IN PATRONATUS JUS ELARGITUS / LIBENS AGGRATUS CONSECRAVIT 1516.