Silva di rupe

Poesie di Pasquale Marco Fetto
in Edizioni A.S.M.V, 2000

Nota dell’Autore

La Silvia di rupe è un anemone che vive, principalmente, sulle montagne e affonda le sue tenaci radici nelle crepe delle rocce, quasi a nutrirsi solo della “fede del Sole”, che a stento fa capolino nel rigoglioso fogliame. Un fiore profumato e gentile, che sopravvive in ambienti aridi e sterpaglie. Quanti di noi possono paragonare la propria vita a quella della Silvia di rupe.
…Immersi nell’arroganza di nutrite schiere di presuntuosi e di superbi in perpetuo delirio d’onnipotenza; accerchiati dalla codardia, dall’invidia, dalla cattiveria, dall’ignoranza attiva; assediati dalle donnicciole “spargiliquame” e dai coatti; spesso si può dire, veramente, di vivere nella “fede del Sole”.

Lago del Matese

Il bosco ferito,
sferzato da tempeste di bora,
ristagna e tremula
nei riverberi ondosi di fiume.

S’incunea, s’innalza,
s’incurva, avanza, s’increspa
sul pietrisco di riva
l’onda fredda spumosa.

Cortine di nubi sul Monte Miletto,
zolle di terra e solchi di neve
in pendio sui colli più bassi;
isole di giunchi perdute
nel formicolio dell’onda;
cascine sparute sotto le serre verdi
e bianche con ceppi aguzzi di faggio
nella bocca del monte.

Mandrie disperse tra ginepri a brucar
licheni e falaschi sfalciati,
arsi di bruma,
nei recinti spinosi.

Il gracchiar dei corvi sovrasta
l’erpice abbandonato,
metafora di chi nel silenzio s’aggrinza,
nella piana radura
dove a marzo ancora
fioriranno le primule.


Terre bruciate

“Ai miei tempi”
non potrò dire,
perché, a pensarci bene,
non ho avuto un tempo:
solo frammenti d’ossa
in terre bruciate,
solo sospiri amari
in deserti laghi di luna
e croci in eredità
a cuori di pietra.


Silvia di rupe

Dai rami un frullo,
dai monti una brezza,
tra i faggi un fanello garrisce;
vado cogliendo nel bosco
gli anemoni,
fioriti nella fede del sole.

Silvia di rupe,
il tuo profumo singhiozza
nelle crespe del prato.


C’era un tempo…

C’era un tempo
in cui il pane era di sale
e l’acqua di secchio;
quando i piedi nudi
battevano polverosi selciati
lungo le terre del sudore.

Quando l’attesa non dava risposte
o solo quelle anelate
nella stagione del fieno.

Allora era intenta la fatica
a soggiogare le nostre vite amorfe,
fanciulli rubati alla leggerezza.

Nell’opaco di sera, la marra
sulla spalla del padre
era il vessillo lucente
che ci guidava al casale.

La preghiera rimaneva con noi
e Dio a ogni passo sorrideva.

 


Petrajola

La memoria del tempo
celebra il suo canto
e serba tra fraglie
millenarie compresse,
appena vergate,
le tracce del mondo perduto.

Polvere al vento


Polvere al vento

Nel giorno,
quante cose non dette
quante perdute,
volti lividi d’invidia,
ghigni beffardi
frigidi polsi,
sguardi dementi
deliri d’onnipotenza,
nature morte incerate
lingue chiassose,
fantasmi e uomini veri:

ognuno lascia l’impronta
sulla polvere
e, a sera,
ogni traccia
è polvere nel vento.

Polvere al vento


L’albero della Croce

Tra sentieri amari
scenderai alla terra
come foglia d’autunno.

Nel vento dei boschi
camminerai disperso
tra alberi alieni,
lungo dorsali pietrose.

E se l’urlo si strozza
Prima che arrivi la notte,
alimenta una torcia
di calde orazioni,
finché s’illumini
l’Albero della Croce.

L’albero della Croce


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